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Scritto da p. Tommaso Pio Fatone | Categoria: A Proposito di Noi |  Pubblicato il 10/12/2024

Con i primi vespri di domenica scorsa, 1° dicembre, è iniziato il tempo d’Avvento, e con esso un nuovo anno liturgico. Questo tempo, conosciuto soltanto in Occidente e ricalcato sul modello del periodo di preparazione alla Pasqua, ha due origini, una romana ed una gallicana, che si lasciano ancora oggi chiaramente riconoscere nei testi della Messa. 

A partire dal sec. V a Roma viene dato rilievo all'incarnazione di Dio con una preparazione al Natale della durata da una fino a tre settimane. Questo significa contemporaneamente una caratterizzazione mariana, l'accentuazione del significato della Madre del Signore nell'ambito della storia salvifica di Dio con il suo popolo (vedi l'8 dicembre, la concezione immacolata Maria).

In Gallia la liturgia, a partire dal sec. VI, si sviluppa sotto l'influsso del monachesimo gallo-irlandese in maniera leggermente diversa rispetto a Roma. La preparazione, lunga sei settimane, inizia la domenica di s. Martino (11 novembre) con una caratterizzazione escatologica e con l'accento posto sul giudizio universale e, quindi, sulla fine dei tempi. Nel Medioevo i due aspetti si compenetrano. 

Soltanto nel 1570, a questo riguardo, la tradizione romana delle quattro domeniche d'Avvento s'impone in tutto l'Occidente. Così la Chiesa celebra oggi una duplice venuta del Signore: la sua venuta tra gli uomini e la sua venuta alla fine dei tempi, e mentre ci aiuta a meglio celebrare il Natale del Signore, ci prepara nel contempo alla sua seconda venuta, la Parusia, quando Cristo riapparirà nella sua gloria.

Il Tempo di Avvento, che termina prima dei primi Vespri di Natale, consta di quattro domeniche (sei nella liturgia ambrosiana) e, pur conservando una sua unità, è praticamente formato da due periodi i quali hanno entrambi il loro proprio significato, ben espresso anche nel Messale italiano dalla duplice serie dei prefazi: il primo periodo, che arriva fino al 16 dicembre, ha un carattere prevalentemente escatologico; il secondo, che termina il 24, è invece orientato all’immediata preparazione al Natale (la tradizionale novena di Natale, che si inserisce in questo periodo, pur non essendo "preghiera ufficiale" della Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane).

L’ Avvento è anche caratterizzato da un duplice itinerario - domenicale e feriale - scandito dalla proclamazione della parola di Dio. Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell'Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell'Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.

Si ha una duplice serie di letture: una dall'inizio dell'Avvento fino al 16 dicembre, l'altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell'Avvento si legge il libro di Isaia, secondo l'ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell'ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell'Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza. 

Anche se il colore liturgico è il viola, l’Avvento non ha quel carattere tipicamente penitenziale che presenta invece la Quaresima, quanto piuttosto quello di una gioiosa attesa. Se nelle domeniche non viene intonato il Gloria, ciò succede per una ragione differente rispetto al periodo penitenziale pasquale: il canto degli angeli sopra l'accampamento dei pastori «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14) deve risuonare a Natale ancora una volta come un nuovo messaggio.

Nell’Avvento emergono tre figure bibliche fondamentali: il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Isaia è il profeta della speranza non solo dell’antico popolo ma degli uomini di tutti i tempi. Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, incarna bene lo Spirito dell’Avvento con quella sua predicazione vigorosa che invita a preparare le vie del Signore, annunciando insieme Cristo come già presente. L’Avvento ha, infine, una grande accentuazione mariana. Con l’immagine biblica della “figlia di Sion” la liturgia dell’Avvento ci ricorda che in Maria culmina l’attesa messianica di tutto il popolo di Dio, attesa che in lei si fa più ardente e totale. Viene, inoltre, particolarmente ricordato che, nella sua divina maternità, la Vergine congiunge il Salvatore al genere umano. Nella solennità dell’Immacolata Concezione, infine, la liturgia celebra il modo e il tempo in cui Dio “ha segnato l’inizio della chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza” (prefazio).

L’Avvento ha un suo ricco contenuto teologico. Esso ci ricorda innanzitutto il carattere concreto storico – sacramentale della salvezza, poiché con l’incarnazione del Figlio di Dio tutto l’uomo e tutta l’umanità vengono salvati. Vi è poi fortemente evidenziata la dimensione escatologica del mistero cristiano: il già e non ancora della salvezza che si rivelerà compiutamente alla fine dei tempi. L’Avvento ci ricorda, infine, anche l’impegno missionario e urgente di far conoscere a tutte le genti la lieta notizia della venuta del Salvatore. In questa luce, la figura del Battista, che prepara la via del Signore, e di Maria che porta Cristo a santificare Giovanni nella visita a Elisabetta, lasciano intravedere modi concreti d’impegno missionario per l’annuncio del vangelo.

Esistono inoltre delle suggestive tradizioni che aiutano a vivere e danno colore a questo tempo già così emozionante: innanzitutto quella corona d’Avvento che ormai si è diffusa in tutte le nostre chiese, così come anche nelle nostre case. Si tratta di una tradizione natalizia che origina nelle culture anglosassone e germanica, con una struttura di forma circolare formata da rami di piante sempreverdi, tipicamente una ghirlanda, con quattro candele, quante cioè sono le domeniche di questo tempo; a volte c’è una quinta candela bianca al centro, da accendersi la notte di Natale.  Nel tempo d’Avvento, già a partire dall’8 dicembre, un po’ dovunque si allestiscono presepi; alberi di Natale adornano case e piazze, mentre ghirlande, babbi natale, renne e sfavillio di luci, sulle porte delle case e sui balconi, ricordano l’ormai prossima festività, per la gioia dei piccoli come dei grandi.

Nel tempo d’Avvento il cristiano è chiamato a vivere alcuni atteggiamenti essenziali: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza e la conversione. La Chiesa attende la venuta di Cristo come già compiuta, ma deve realizzarsi pienamente, e per questo lo attende con gioia, gridando: “Maranathà: Vieni Signore Gesù” (Ap 22,17.20). Celebra, inoltre, il “Dio della speranza” (Rm 15,13) e vive la gioiosa “speranza” (Rm 8,24-25). L’Avvento, infine, è il tempo della conversione, come ci indica il Battista, per preparare le vie e accogliere il Signore che viene, vivendo allo stesso tempo l’atteggiamento dei “poveri di YHWH” come ci insegna Gesù, soprattutto nel vangelo delle beatitudini. 

La conversione trova il suo perfezionamento nella carità. Proprio in essa, infatti, noi possiamo incontrare il Signore che viene. Così, quando nel Padre Nostro diciamo “venga il tuo regno, non lo aspettiamo a mani conserte, perché esso viene continuamente. Certo, ora viene nella finitezza di questa vita, ma non meno realmente. Se non l’avremo saputo incontrare ora lì dove ora Cristo è presente, non potremo accoglierlo con gioia quando Egli tornerà nella gloria. Lui che si è rivestito di umanità, è presente tra gli uomini e le donne del nostro tempo; lui che è venuto nell’umiltà, è presente negli umili e negli ultimi; lui che è venuto nella povertà, nella mitezza, nella giustizia e nella santità, lo troviamo proprio in esse.

Allora, quando lo invochiamo “Vieni, Signore Gesù”, egli ci risponderà: Sono qui, in questa Chiesa pur così ferita dai peccati; Sono qui, abbandonato nei tabernacoli; Sono qui, offeso negli ultimi; Sono qui, in questo tuo fratello sofferente, carcerato, emarginato, respinto, ignorato, affamato. Sono qui. Oggi Sono qui. Se mi siete venuti incontro qui, io vi verrò incontro quel giorno e potrò dire anche a voi: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo (Mt 25,31).

Buon cammino d’Avvento!

 

Editoriale

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