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Scritto da p. Lorenzo Farronato MCCJ | Categoria: Cultura  |  Pubblicato il 25/03/2024

 

Nel deserto gli israeliti sentono i morsi della fame e dicono: “Fossimo morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!” Il Signore ha pietà di loro e dice a Mose: “Ecco io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccogliere ogni giorno, la razione giornaliera, perché io lo metta alla prova per vedere se cammina secondo la mia legge o no…”

“Al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superfice del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta com’è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: “Man hu?” (che cosa è?) perché non sapevano cosa fosse. Mosè disse loro: E’ il pane che il Signore vi ha dato in cibo” . (Es. 16,2-ss)

Non passò molto tempo. Gli israeliti, mai contenti, cominciarono a dare i numeri e a mormorare perché la manna era troppo leggera per il loro stomaco: “ Gli Israeliti ripresero a lamentarsi e a dire: chi ci potrà dare carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra vita inaridisce, non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna….” (Numeri 11, 4-6)

Anche ai nostri giorni il Signore ci fa dono di diverse apprezzatissime qualità di “manna” di cui la gente, soprattutto in Africa, è ghiotta e non si lamenta come gli Israeliti nel deserto. Si tratta anche delle “ndongie” (termiti alate. Pron. Ndonghie) che dopo la grande siccità della stagione secca, e con i primi grossi temporali decidono di uscire dai loro rifugi e decollano in volo, atterrando ovunque per tappezzare strade, cortili ed entrando anche nelle abitazioni dove intravvedono qualche luce accesa. 

Sono le quattro del mattino, vado in chiesa. E’ ancora buio e accendo la luce alimentata dalle batterie. Subito sciama questa nuova manna che è alata e svolazza intorno alla lampada accesa e alla mia testa posandosi su spalle, braccia e mani. E’ una presenza che non mi da fastidio più di tanto e le lascio fare. Si tratta di una manna delicata con zampette che si sposta perdendo le quattro leggerissime alucce che depositandosi sul suolo, formano tappeti bianchi che sono sollevati da ogni soffio di venticello leggero.

Come capita spesso, la domenica mattina, prendo la moto e percorro i tre chilometri e mezzo per andare nel nostro Noviziato di Magambe per partecipare alla S. Messa. Questa mattina conducevo la moto con cautela e molto adagio perché una miriade di bambini e ragazzini invadevano la strada per tutto il percorso. Per tutta la notte e ancora al mattino stava scendendo la manna, quella dei nostri giorni, depositandosi a terra. E’ una vera manna, un dono del Cielo, un cibo speciale apprezzato da tutti, grandi e piccoli. 

Questa mattina, i bambini, le bambine, i ragazzi, le ragazze e qualche adulto armati di pentolini e barattoli facevano buona raccolta riempiendo questi contenitori di vario tipo. Era facile raccogliere le ndongie già atterrate, ma altre erano ancora in volo e i “cacciatori” le obbligavano ad atterraggi forzati nei pentolini, lanciandosi in inseguimenti disordinati e pericolosi attraverso la strada. Dovevo avere molta cautela per avanzare con la moto a bassa velocità e con sonore e continue strombazzate di claxon.

Tenuto conto che le termiti sciameranno ancora per alcuni giorni, ci sarà cibo speciale per diverse settimane. Queste bestiole sono ricche in aminoacidi e in olio. Perdono le ali e vengono esiccate al sole e conservate anche in sacchi. Con le termiti pestate nel mortaio e con l’aggiunta di sale si produce una pasta che messa in vasi si conserva per mesi ed è ottima per condire e arricchire dando nuovo gusto al cibo. Molti mangiano le termiti ancora vive. Ho sempre preferito mangiarle cotte integrate al “mpondu” (specie di pesto fatto con foglie di manioca) o come condimento del riso lesso. Non ho mai provato a mangiarle vive per non sentire le povere bestie girare agitate all’impazzata per lo stomaco. Ho avuto solo un’occasione d’usare l’olio estratto dalle termiti, limpido come quello di semi ma con un difetto per nasi delicati, come il mio, perché è ben puzzolente. Senz’alto adatto per cucinare e per “profumare”.  

Esiste anche il metodo di raccolta rapido e abbondante, che fa perdere qualche ora di sonno.  Prevedendo la sciamata delle ndongie, già la sera prima si prepara alla base di una termitiera una discreta buca fatta a conca. Poi ci si alza durante la notte, meglio prima dell’alba, si mette vicino alla buca una lampada accesa, non importa di che tipo. Attratte dalla luce e povere bestiole finiscono nel trabocchetto lasciandosi raccogliere a piene mani.

La strada d’entrata verso il noviziato stranamente era libera, affronto l’ultima curva e vedo che le nostre galline sono già fuori dal grande cortile della casa. Penso che i novizi le abbiano messe in libertà per approfittare a loro turno della manna di cui sono ghiotte come del resto anche cani, gatti e via dicendo. Accelero per l’ultimo tratto e le galline prendono il  volo. Toh non erano galline ma una bella squadra di falchi che sono dei buongustai e amano le ndongie. Il Signore ha pensato di far felici tutti, anche loro. Quando ero nella missione di Rungu, avevo un giovane falco che era tanto domestico da vivere assieme alle galline. Se “uscivano” le ndongie era uno spettacolo fuori dal comune vederlo assieme alle galline becchettare con il suo becco storto divorando e ingozzandosi di termiti. Era libero e un giorno, dopo un breve saluto da un ramo di un albero, è partito in foresta in cerca di avventure e forse di una compagna. La manna l’avrebbe trovata ovunque e così non l’ho più rivisto.

Probabilmente sono state le diverse specie di animali a suggerire all’umanità schizzinosa che termiti, e altre bestiole sono un vero dono di Dio, una manna da scoprire. Oggi difronte a questo cibo preparato solo qualche turista bianco impreparato si domanderebbe : “Man hu?” (Che roba è?). Per la nostra gente è un cibo collaudato, apprezzato e gustato da tutti. Ovviamente nessuno si è mai sognato di lamentarsi come gli Israeliti nel deserto. Sembra che, tanto per cambiare e andare sul nuovo, la scelta degli insetti come cibo stia diventando di moda tra il raffinato popolo delle pizze, dei Mac Donald, dei fast food, del gorgonzola, dei prosciutti e affini. Sta già succedendo che i mangiatori di termiti, cavallette, mpose o mbinzo ( larve) diano esempio e lezioni ai nutrizionisti, che a loro volta scoprono la nuova manna. 

Editoriale

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