Scritto da p. Tommaso Pio Fatone | Categoria: A proposito di noi | Pubblicato il 12/07/2024
A due passi dai bastioni del maestoso santuario di Jasna Gora in Czestochowa - cuore spirituale della Polonia, che custodisce la sacra icona della Madonna nera -, ospitati nello stupendo complesso dei padri pallottini, gli Apostoli di Gesù Crocifisso hanno vissuto, dal 1° al 5 luglio, l'annuale esperienza degli esercizi spirituali, momento essenziale per ritemprarsi, e trovare nuovo slancio nel cammino spirituale e nell'azione pastorale.
Gli esercizi, predicati anche quest'anno e per la terza volta consecutiva dall'eccellente e fine biblista p. Ernesto Della Corte, hanno approfondito il tema della preghiera, colta come relazione profonda con Dio, a partire dall'ascolto della sua Parola. Vero nutrimento dell'anima, la Parola - se amata, meditata e pregata giorno e notte - diventa sorgente che continuamente zampilla dal cuore orante.
Nell'amore alla preghiera noi Apostoli di Gesù Crocifisso in verità troviamo, sull'esempio luminoso e inimitabile di san Pio da Pietrelcina, l'essenza principale della nostra missione (cfr. Cost. AJC, 2).
La preghiera, però, lungi dall'essere parolaia - quasi si pretenda di convincere Dio a forza di parole -, sgorga piuttosto da un cuore innamorato che tende all'Amato già prima del sorger dell'aurora, come canta il salmista (cfr. Sal 63,2), in una ricerca di Dio senza fine.
Non contraddice questa regola, come qualcuno potrebbe obiettare, quella ripetitività che si ritrova sia nel santo rosario che nella preghiera del cuore della tradizione ortodossa; esse sono infatti vere e proprie preghiere contemplative, simili a quei balbettii continui di teneri amanti che non si stancherebbero mai di ripetersi all'infinito "ti amo, ti amo, ti amo, ...". Proprio quello che il santo curato d'Ars intendeva esprimere in queste dolci parole: "Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo, voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro. ... Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti e sapendo che ti amo".
La preghiera deve essere confidente. Gli esempi delle due parabole lucane sulla necessità dell'insistenza nella preghiera (Lc 11,53 e 18,1-8) richiamate dal predicatore, ci dicono infatti di un Padre buono che ascolta sempre le nostre invocazioni, anche quando inizialmente sembra quasi volerle ignorare.
La preghiera gradita a Dio è quella di un cuore contrito e umiliato (cfr. Sal 51,19; Dn 3,39), come lo è quella del pubblicano della parabola: questi infatti verrà giustificato dal Signore nonostante i suoi molti peccati; al contrario del fariseo, il cui presuntuoso disprezzo delle miserie altrui vanificherà il suo perfezionismo ascetico (cfr. Lc 18,9-14).
Non saranno infatti i nostri meriti a ottenerci la salvezza, ma la misericordia di un Dio che apprezza l'umile riconoscimento della nostra fragilità. Come fu umile in Maria il riconoscimento della propria piccolezza (cfr. Lc 1,48).
Ed è proprio con l'esempio della Madre del Signore che p. Ernesto ha voluto concludere le sue riflessioni, citandola, come modello eccelso di preghiera contemplativa, che parta da una Parola custodita e meditata nel suo cuore (cfr. Lc 2,19.51), perché ritorni a Dio e da Lui ridiscenda a noi, in uno scambio amoroso e incessante.
A Maria Santissima non è mancato il nostro finale affidamento, perché, per la sua materna intercessione, il mondo possa ritrovare la pace, ponendo fine a tutti i conflitti che in questi giorni lo insanguinano.
A p. Ernesto va il nostro sincero ringraziamento per il suo insegnamento e il suo esempio di grande innamorato di Dio, capace come pochi di spezzare quella Parola che non finisce mai di stupire per la sua insondabile profondità e infinita varietà di significati e suggestioni.
Rinnoviamo quindi il nostro amore per le Scritture, perché solo abitandole continuamente potremo crescere nella vita spirituale ed essere più efficaci nella nostra missione.