Scritto da p. Lorenzo Farronato MCCJ | Categoria: Cultura | Pubblicato il 31/10/2024
Anita è una giovane e brava mamma con una bella squadra di figli e un buon marito o compagno, che dir si voglia. La loro vita non è certo tenera e di problemi ne hanno fin troppi. Stupisce e che, nonostante tutto, tutti affrontino la realtà con serenità con fiducia e con il sorriso, dandoci lezione su come vivere confidando in Dio Padre. Benché conosca “come se la passano” ho chiesto ad Anita di raccontarmi qualcosa.
Mi chiamo Anita, ho trentacinque anni e vengo da Alegu che come sai è a trenta chilometri da Isiro. Sono figlia unica e fino all’adolescenza, vivevo con la mamma, che era stata abbandonata da mio padre, che è andato per i fatti suoi e che, da quanto so, è morto. Probabilmente ha avuto un’altra donna. Mia mamma mi mandò qui a Isiro, accolta dagli zii perché potessi studiare.
Dove abitavi a Isiro?
Abitavo qui nella parrocchia di Sant’Anna dalla “mamà leki” la sorella minore della mamma. Qui incontrai Kembo (che significa Gloria ed un è nome maschile), la cui famiglia era originaria di Alegu. Iniziammo a frequentarci e ci mettemmo assieme con l’accordo di mia mamma che mi raccomandò di essergli sempre fedele, cosa che osservai come testamento della mamma che morì proprio in quei mesi. Anche due zii morirono nello stesso periodo.
Qui a Isiro hai trovato marito e hai messo su famiglia e fino ad ora abiti proprio di fronte alla nostra parrocchia di Sant’Anna.
Quando avevo ventidue anni, io e Kembo ci siamo messi assieme e pur desiderandolo non abbiamo mai potuto sposarsi in chiesa. Kembo non ha mai avuto la possibilità di pagare la dote per i parenti della mia mamma, dote necessaria a legalizzare tradizionalmente l’accordo della mia famiglia. Nonostante questo siamo assieme e abbiamo avuto undici figli, due dei quali, Regine e Isac, sono morti. Sono sempre grandi sofferenze per una mamma in particolare. Restiamo con nove figli di cui la prima è Marie Noelle che ha concluso le superiori con ottimi risultati che ci rendono orgogliosi. Spesso è stata la prima della classe. Marie Noelle è seguita da Felix primo maschietto un po’ birbante, poi Jeanne seguita da Merveille che come sai ha gravi problemi, poi Melanie, Suase, Christophe, Passy e Emile. Fare studiare tutti va al di la delle nostre possibilità e alcuni vanno a scuola grazie all’aiuto di due fratelli di Kembo, che tra l’altro è il loro “yaya” (fratello maggiore).
Ho sempre avuto una certa predilezione per Merveille che è la bambina che ha più bisogno di attenzioni per la sua situazione di grave handicap. Cosa puoi dirci di lei?
Merveille ha nove anni. Quando è nata era in buona salute, ma dopo pochi mesi ebbe un serio attacco di meningite. La portammo in ospedale dove un infermiere gli fece una puntura con diazepam troppo forte, tanto che i medici si arrabbiarono. Per una settimana la piccola finì in stato comatoso e non riusciva a bere latte. Gli fecero molte flebo rimase in vita ma restò in ospedale due mesi ed io ero al suo fianco. Non fu più normale e come sai non ha mai parlato ne saputo esprimersi. Ora dorme vicino a noi su una stuoia perché la notte ogni volta che si sveglia, si lamenta percuotendo la testa contro il suolo. È il suo modo di dirci: “Ho fame e sete!”. Ci alziamo e le diamo qualcosa poi riprende a dormire. Succede tutte le notti. Tra Emile che devo allattare spesso e Merveille che ci tiene svegli le nostre notti sono piuttosto agitate.
Sono rimasto amareggiato e toccato dal fatto che siete stati sfrattati. Come è successo?
Vivevamo nel terreno dello zio di Kembo e avevamo le nostre due capanne e un “Bamu” (capanna aperta che serve da cucina) Lo zio ci ha sfrattato perché voleva vendere il terreno dicendo di andarcene altrove. Il terreno è stato subito venduto e abbiamo dovuto arrangiarci. Kembo si sta dando da fare per costruire un paio di capanne in un terreno di suo papà che come la sua mamma è deceduto. Ci vogliono tempo, soldi, mezzi e tanta pazienza. Come sai lui cerca di fare qualsiasi lavoro (fa l’intermediario per vendite di carne, fa il fabbricante di mattoni, o altri lavori pesanti) pur di trovare i mezzi per sostenere la famiglia. Del resto io non posso andare a coltivare i campi e devo accontentarmi di fare un orto dove mi è concesso. Per ora abitiamo provvisoriamente nella casa che era della mamma di mio marito, con una sola stanza e una specie di sala dove dormono tutti i nostri figli.
Conoscendoti da tempo, ti vedo molto dimagrita e sciupata e so che hai avuto seri problemi di salute, e anche Kembo non mi sembra al meglio per la salute…
Come sai da poco ho dato alla luce il piccolo Emile, ed è stato un parto normale che però mi stava quasi portando in cielo. Ho avuto delle crisi ipertensive incontrollabili e sono rimasta per due giorni in uno stato semicomatoso senza parlare e senza mangiare. Le gambe si erano gonfiate fino alle ginocchia. I medici mi hanno detto che non devo più rimanere incinta e avere bambini perché morirei. Il fisico non regge più le gravidanze perché è sfiancato. Anche Kembo è stato operato recentemente di due ernie, e ha dovuto stare a riposo per permettere alle ferite di rimarginarsi. Da una settimana aveva ripreso il lavoro per fabbricare mattoni. E’ un lavoro pesante che richiede forza perché si deve pressare la terra con una macchina manuale. Le sue ferite si sono riaperte, e ora è obbligato a stare a riposo.
Ringrazio di cuore Anita e Kembo perché mi mettono in crisi e mi fanno pensare al “tanto” che ho ricevuto e che sono chiamato a condividere. Li ringrazio per la loro amicizia, l’esempio di fedeltà, l’amore verso i figli e la loro fiducia in Dio Padre.