Scritto da Marilena Picci | Categoria: Cultura
La Chiesa sta tentando oggi di trovare nuove forme espressive che trasmettano i valori cristiani senza alterare il senso storico della spiritualità, ma introducendo un nuovo modo di percepire gli spazi e dunque il giusto raccoglimento che questi ambienti hanno da sempre richiesto.
Pur dovendo mantenere alcuni elementi e funzioni che necessariamente il rituale liturgico richiede, l’architettura religiosa ha reinterpretato gli spazi conferendo particolare importanza all’intimità del singolo individuo e alla relazione tra uomo e Dio, una relazione che è diventata meno austera e verticalizzante.
Un primo esempio, la Cattedrale di Brasilia progettata da Oscar Niemeyer (1958-1970), rompe con uno dei motivi ricorrenti della chiesa tradizionale: la facciata. L’edificio è a pianta circolare, e le 16 colonne, a sezione iperbolica, puntano le mani verso il cielo. Niemeyer, come lui stesso scrive nel suo libro “Il mondo è ingiusto”, non era credente, ma amava creare le chiese perché vedeva nella religione, un modo per insegnare una maniera di vivere più umana ed ugualitaria. Quando pensa alla costruzione della cattedrale, pensa alla croce, che in senso simbolico (ma anche strutturale), sorregge la Chiesa stessa.
Tra le migliori opere degli ultimi anni spicca, poi, la chiesa intitolata al Dio Padre Misericordioso, inaugurata nel 2003 con la firma dell’architetto statunitense Richard Meier. Nota anche come chiesa del Giubileo o Dives in misericordia, sorge nel quartiere Tor Tre Teste. La particolarità dell’edificio è proprio quella delle tre imponenti vele gonfiate dalla luce che si insinua tra le forme. ‘’Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo’’, con queste parole l’architetto Richard Meier si rivolse all’allora pontefice Giovanni Paolo II nel corso della presentazione della chiesa, simbolo del Giubileo del 2000. Anche in questo caso nessun decoro esterno, nessun bassorilievo, il culto e la rappresentazione del divino avviene all’interno della chiesa, riflettendo quello che l’architetto spesso vede come indicativo del rapporto tra uomo e Dio, una relazione assolutamente interiore.
Nonostante le numerose critiche ricevute, un altro emblematico esempio di architettura contemporanea sacra è indubbiamente la Chiesa di San Pio da Pietralcina, progettata da Renzo Piano (2004). Qui l’architetto parte dall’ideologia di «Dio uno e trino», che si riflette nella facciata con tre arcate portanti, giunte in un unico arco parabolico nella parte absidale, fulcro del culto religioso da sempre. Il rincorrersi di linee rette e curve intreccia regolarità e irregolarità delle forme, un sodalizio tra materia e spirito che esprime una dicotomia che è leit motif nei testi sacri.
Si potrebbero esaminare una serie di altri edifici religiosi che si discostano, nella loro struttura e composizione architettonica, dalla tradizione costruttiva della Chiesa. Quello che conta analizzare, in ogni caso, per evitare di cadere in banali critiche e polemiche rispetto alla contemporaneità del luogo di culto, è come il nuovo spazio accoglie il fedele e lo avvicina a Dio, stimolando la preghiera e favorendo il contatto diretto con il Signore.
La domanda da porci non è tanto se sembra realmente una “chiesa”, ma quanto quello spazio mi faccia effettivamente sentire nella casa del Signore.