Scritto da Myriam Maglienti | Categoria: Cultura | Pubblicato il 14/06/2024
“Rimanete saldi nella fede. E’ necessario passare attraverso molte tribolazioni per poter entrare nel regno di Dio” (Atti 14, 22)
Qualcuno prima di noi ha pensato quale sia la nostra via, la strada e i bivi esatti da percorrere durante ciò che vengono definiti “gli anni della nostra vita”.
Oltre ad avere nelle sue mani la nostra essenza, Dio ha anche un disegno ben preciso. Dio Padre crea e plasma, dona e toglie, guarisce ed è misericordioso. Lui e Lui soltanto può decidere quando finirà la nostra sfida.
Proprio così, Serena continuava a soffrire senza capirne davvero la motivazione.
I genitori confessano: « Ci sentivamo impotenti davanti ad eventi così grandi. Quella più grande era la prova della nostra bambina.»
I Chiarello sono sempre stati una famiglia vicino alla fede, seppur non pregavano molto e non praticavano come si potesse immaginare. Una di quelle sere però Accursio, il papà della piccola, decise di mettersi vicino a Serena e pregare con lei e per lei.
La reazione della bambina, a vedere ciò che il padre faceva, lo lasciò attonito. Accursio infatti commosso ricorda le sue parole: «Papà, ti prego, non pregare per me. Prega per il mondo. C’è tanta gente che soffre: i malati, i peccatori, i poveri e i bisognosi!»
Negli anni che possiamo definire di preghiera, quella preghiera che Serena insegnò a fare ai genitori, permise ai Chiarello di entrare in contatto con molti uomini di Dio dotati di carismi, come padre Emiliano Tardif e padre Matteo La Grua.
Uno dei due, padre Tardif, tornò in Sicilia dopo qualche anno. Inspiegabilmente Serena pronunciò queste parole, qui riportate: « Papà, la prima volta ci sono andata io da lui, adesso, se vuole, viene lui da me, perché quel che sono io (forse vicino al cielo) è lui».
Cosa avrà voluto dire Serena con queste parole?
Padre Matteo continuò a pregare per Serena, ma a seguire le indicazioni e le volontà di Serena ovvero pregare in particolare per i suoi genitori.
Fu in un altro incontro con padre Matteo che lui stesso si avvicinò alla coppia di sposi e impose le mani sulla loro testa.
Un vivo segnale, era giunto il momento dell’accettazione
Gesù aveva scelto Serena. L’aveva chiamata e la stava attirando a sé.
Con l’ausilio di medicine, massicce dosi di cortisone e soprattutto con l’aiuto celeste, Serena rimase ancora con i suoi cari. Durante quell’anno comparvero numerose vicissitudini come una protuberanza in testa.
Fu in una notte, alle ore ventiquattro di sera, che i genitori si avvicinarono nel letto di Serena. Quella fu una notte diversa e insolita, piena di paura e panico. Il cuscino di Serena era tutto insanguinato.
Si rivelò quello che Maria e Accursio più temevano.
In quel momento tragico Maria non era sola, con sé c’era la cognata che insieme al fratello di Accursio erano arrivati per sorreggerli dinanzi a quella cruda realtà.
Le due donne improvvisamente si sentirono vicinissime al martirio di Maria Madre Celeste e della Maddalena, quando entrambe si trovarono ad assorbire inermi alla sofferenza di Nostro Signore sulla croce. A creare questo gemellaggio tra le due donne e le due sante fu la stessa Serena; il suo sguardo era lo sguardo di Cristo in croce e il suo eloquente silenzio rispecchiava quello di nostro Signore.
Un emblema della corona di spina stava circondando la piccola in quel letto.
Sembrava fosse giunto il suo momento ma la missione di Serena non era conclusa, non poteva andar via, non era il suo momento. Aveva ancora molte anime da convertire.
Questo fu l’inizio della preghiera.
Restate e continuate a leggere il prossimo articolo, Serena ha molto ancora da raccontarvi.