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Scritto da p. Tommaso Pio Fatone | Categoria: Formazione |  Pubblicato il 15/04/2025

Siamo ormai alle soglie della Pasqua di Risurrezione, evento talmente decisivo per la nostra fede che, a quelli che mettevano in dubbio la possibilità di risorgere dai morti, San Paolo giustamente replicava che “se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Cor 15,14).

Nella predicazione apostolica, infatti, il centro dell'annuncio cristiano del Vangelo consisteva nell’affermazione della morte e risurrezione di Gesù Cristo (kerigma). I vangeli stessi, inoltre, si sono formati proprio intorno al Passio – ossia della passione, morte e resurrezione di Cristo - racconto che è stato proclamato domenica scorsa, detta appunto delle Palme e della Passione del Signore, nella versione di Luca, e che viene riproposto il venerdì santo nella versione giovannea.

La centralità del Triduo Pasquale nell’anno liturgico è messa in evidenza dalle norme liturgiche, che così recitano:

«Il Triduo della passione e della risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno liturgico, poiché l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, col quale, morendo, ha distrutto la nostra morte e, risorgendo, ci ha ridonato la vita» (Ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, 18).

Il concetto viene ribadito nel solenne annunzio del giorno di Pasqua, dato il giorno dell’Epifania: “Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua …”.

Ogni celebrazione cristiana, e in particolare l’eucaristia, è memo¬ria della Pasqua del Signore e ogni domenica è chiamata anche “pasqua della settimana”; ma in questi tre giorni, e già dall’inizio della Settimana Santa, il ricordo diviene più prolungato e più intenso; più attenta e distesa ne appare la meditazione comunitaria e personale; più drammatica si fa la rappresentazione mediante i riti.

Ogni giorno del Triduo Pasquale ha una sua fisionomia. Esso si apre la sera del Giovedì Santo con la Messa «nella Cena del Signore». Essa - che inizia con la presentazione e la venerazione degli oli santi consacrati al mattino nella Messa Crismale - celebra la memoria dell’istituzione dell’euca-ristia e del sacerdozio, cui il Signore ha voluto premettere la lavanda dei piedi, per insegnarci che non può esserci ministero sacerdotale senza la carità. La celebrazione si prolunga poi nell’adorazione dell’eucaristia.

Il Venerdì Santo è tutto dedicato a rievocare la passione e la morte di Cristo in Croce. Il momento centrale è la Liturgia della Passione, che si svolge in tre momenti principali: liturgia della Parola, adorazione della Croce e liturgia eucaristica; tuttavia tale giorno santo si è arricchito nel corso dei secoli di forme devozionali ancora vive nella tradizione popolare, come le Via Crucis e varie le rappresentazioni della Passione. 

Il Sabato santo è un giorno di silenzio e di attesa della risurrezione di Cristo; esso fa da prodromo alla solenne Veglia pasquale, chiamata la madre di tutte le veglie, e che si svolge in quattro momenti salienti: la Liturgia del lucernario, la Liturgia della Parola, la Liturgia battesimale e la Liturgia eucaristica. 

Tutto inizia nella penombra con l’accensione e la benedizione del cero pasquale, simboleggiante il Cristo luce del mondo, e che viene solennemente portato in presbiterio, mentre la chiesa comincia a illuminarsi; segue quindi il canto del Preconio (o Exultet) che invita il Cielo a esultare perché in quella santa notte Cristo luce del mondo vincerà la morte.

Segue quindi la Liturgia della Parola che, ripercorrendo l’intera storia della salvezza, confluisce nell’esplosione gioiosa dell’alleluia della risurrezione, mentre la chiesa si illumina totalmente.

Nella Liturgia battesimale, terza parte di questa solenne Veglia, vengono benedetti l’acqua lustrale e il fonte battesimale. È la notte, questa, in cui fin dai primi tempi della Chiesa, vengono battezzati i catecumeni, che ricevono anche gli altri due sacramenti dell’iniziazione cristiana.

Ogni parrocchia celebrerà con particolare cura questa Veglia, perché sia un trionfo di canti, luci, fiori, colori, profumi, … tutti i sensi dovranno essere coinvolti, per gustare e vivere in pienezza la grazia di una celebrazione speciale, in una notte che celebra l’inizio di una vita rinnovata per tutti. 

Sono giorni santi da vivere con particolare intensità, nel raccoglimento e nella preghiera, per essere più pienamente uniti al sacrificio di Cristo. Seguiamo perciò le sue orme, uscendo “anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio” (Eb 13,13). Allontaniamoci cioè dalle nostre zone comfort e portiamo la nostra croce, poiché, “se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione” (Rm 6,5).

Felice Pasqua a tutti!

 

 

Editoriale

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