Scritto da P. Lorenzo Farronato MCCJ | Categoria: Bibbia | Pubblicato il 02/05/2024
Col 31 Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2pensate le realtà secondo Dio, non secondo gli uomini.
(Cf. Mt 16 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
3Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Col.3,1-3
(Cf. Mt 16, 24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»..
Col 2,9 È in Cristo, nel suo corpo, che abita tutta la pienezza della divinità, 10 e voi, in Lui, avete parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.
lo Spirito Santo con questa parola ci chiama a vivere in maniera nuova, nel modo di Gesù, radicati in Lui cha ha vissuto una vita divina pur radicato nel suo corpo umano, ma sempre orientato al Padre e alla vita divina.
Gesù, il Cristo e Lui solo est la nostra via! Anuarite gridava «Yezu Tu»; Comboni ci esorta: «tenete gli occhi fissi su Gesù!». È Gesù in carne e ossa, come si presenta ancora dopo la resurrezione; (Cf. Lc 24,39) è lui la nostra via.
Pietro parlando ai suoi fratelli giudei ne sottolinea chiaramente questa umanità; e ora è lo Spirito che la sottolinea per noi perché è in questa umanità che abita la pienezza della Divinità : umanità vista da tutti percossa, crocifissa e uccisa. E Pietro insiste: questo Gesù perfettamente uomo a operato nell’obbedienza totale al Padre, obbedendogli in tutto, dandogli in tutto fiducia totale.
Ed è proprio questa fiducia che Gesù ci vuole insegnare, perché è questa fiducia che ci apre il cuore per accogliere la vita che Dio ci dona. Gesù infatti ci ripete continuamente: «Non affannatevi … guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, … è il Padre vostro che li nutre! E i fiori del campo, non faticano, non filano… Non contate voi forse più di loro? Non affannatevi dunque! Anche il giudice ateo e corrotto cede all’insistenza della povera vedova e Dio sarà di meno «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». (Cf. Mt 6,25-33 Lc 18,1-8)
Guardiamo come Gesù insiste: «Non affannatevi»; di difficoltà nella nostra vita ne incontreremo in abbondanza ma sappiamo che è quando le assumiamo secondo Dio che restiamo sereni senza turbamento.
Gesù ci insegna ciò che vive, ci testimonia il suo rapporto con Abbà: sa bene che Abbà conduce ogni cosa con Sapienza e Amore; Gesù gli dà fiducia e conserva sempre la serenità senza lasciarsi mai turbare. Tutto la sua vita è stata un atto di obbedienza fiduciosa a Abbà; Venendo nel mondo dice «vengo per fare la Tua volontà». E l’ha perseguita a oltranza.
Terrorizzato certo davanti al compito terribile di accogliere una morte che avrebbe sconfessato tutta la sua vita di testimonianza sulla bontà di Abbà; Marco ci dice che fu preso da terrore e angoscia … triste fino a morire… soffrendo all’estremo per il tradimento e l’abbandono degli apostoli, ma sempre fiducioso di Abbà. Se domanda d’essere liberato rinnova tuttavia la fiducia: «Quello che tu vuoi!» (Cf. Mc, 14,33-36).
Questa fiducia assoluta gli dà la forza non solo di sopportare tutto ma, ancor più, di capovolgere una situazione di morte in occasione di una risposta di un amore sempre più grande.
Questa fiducia assoluta in Abbà è ciò che Gesù ci propone: la fiducia totale del bambino che sa di essere amato da Papà e che non sarà mai abbandonato. Diciamo che è la misura della nostra fede, della nostra vita in Lui, e che purtroppo tante volte ci manca. È la tragedia della nostra vita perché allora si va alla ricerca di qualche compensazione, di qualcosa che ci manca ma che non potremo mai trovare altrove. Meritiamo il doloroso rimprovero che Dio ci rivolge: «Avete abbandonato Me, fonte di acqua viva per scavarvi delle cisterne, cisterne screpolate che non conservano l’acqua» (Ger 2,13). Cerchiamo la nostra salvezza, senza dubbio, servendo il Signore, ma cercando anche d’essere rassicurati di una stabilità economica, dell’approvazione degli altri, talmente che la nostra fiducia la mettiamo altrove, non in Dio. Non c’è da stupirsi se ogni cosa che ci disturba ci turba e ci rende inquieti.
Gesù al contrario, anche nella passione conserva una serenità sovrana, e fino alla fine quando rimette la sua vita ad Abbà. Abbà gli ha chiesto di lasciarsi condannare come bestemmiatore e falso ciarlatano; di sconfessare, con la sua passione e morte, tutta la sua vita quando affermava di essere il Figlio prediletto del Padre di cui ha predicato la misericordia. È terribile. Gesù chiede altro, ma più convinto che mai crede che il piano di Abbà è il vero piano di salvezza, e l’accoglie interamente.
È una tragedia che non comprenderemo mai abbastanza, dove l’obbedienza di Gesù è assoluta anche se preso da terrore e angoscia per ciò che Abbà gli chiede: lasciarsi sconfessare come un obbrobrio per Dio e colpevole di sacrilegio. È qui che Gesù ci mostra qual è la fiducia che ha in Abbà.
Durante la guerra del Vietnam gli americani avevano fatto prigioniero un capo ribelle. Era ben deciso di morire per non rivelare nulla al nemico. Ma gli fu fatta questa proposta: Tu ci dai le informazioni di cui abbiamo bisogno e noi ti faremo apparire morto da eroe, ma ti daremo una nuova identità con passaporto e una bella somma di denaro per cui potrai andare dove vorrai e rifarti una nuova vita. Altrimenti ti ubriachiamo, ti mettiamo in una bella vettura con una bella somma di denaro un passaporto americano biglietto d’aereo per l’America; provochiamo un incidente mortale e si scoprirà che ci hai dato tutte le informazioni e sei morto come un traditore. Ha scelto la prima opzione; Gesù la seconda.
La pace che Gesù ci dona e che nessuno può toglierci è radicata nella fiducia assoluta in Abbà. Dunque quando scopriamo di essere turbati è segno evidente che non mettiamo la fiducia in Abbà ma nelle cose del mondo.
I santi l’hanno ben capito. Qui a Bibwa abbiamo due esempi significativi:
a. Francesco Spinelli, fondatore delle suore Adoratrici. È esortato dal clero e approvato dal vescovo per un’impresa che si rivela un fallimento. Abbandonato da tutti e condannato anche dal vescovo, gli è tolta la congregazione che ha fondato. Subisce ogni umiliazione senza recriminare e perdonando a tutti, con una tale pace che altre suore lo seguiranno fino a fondare una nuova congregazione.
b. Pauline Jaricot. Prende a cuore le sofferenze degli operai ed è sostenuta e incoraggiata dalla sua Chiesa di Lione ad aprire una fabbrica modello. Le è proposto come direttore responsabile una persona che si presenta pia e generosa ma che è una canaglia, un impostore che rubando il capitale, fa fallire l’impresa addossando però la colpa a Pauline che con la sua intromissione e la sua sete di denaro avrebbe determinato il fallimento.
Durante più di dieci anni Pauline sarà considerata tale dalla società e la chiesa di Lione; ma mette tutta la sua fortuna di famiglia per restituire alla gente che l’aveva sostenuta il denaro rubato vivendo nella miseria nera mentre lo sforzo di restituire il denaro sarà ostacolato, anche in maniera disonesta, convinti di agire giustamente; così che anche i pezzenti si sentivano in diritto di insultarla quando saliva alla chiesa. Alla sua morte un notabile della chiesa di Lione dirà: «È crepata finalmente quella femmina». Eppure lei perdonava e pregava attirandosi anche l’ammirazione del santo curato d’Ars. Morendo fa distruggere tutti i documenti che avrebbero potuto incriminare le persone che l’avevano perseguitata.
c. c) Possiamo aggiungere Comboni. Muore oppresso dalle calunnie ma perdonando con la fiducia che anche questa sofferenza fa parte del piano amoroso di Dio.
Questi tre santi hanno compreso che il disegno di Dio è misterioso ma che
ABBÀ, CONDUCE OGNI COSA CON SAPIENZA E AMORE.
È questo che Gesù vuol insegnarci e la sua fiducia sovrana davanti ad ogni avvenimento sarà anche la nostra se come Lui terremo lo sguardo verso Abbà. Un piccolo gigante della santità, un ragazzo dei nostri, Carlo Acutis, morto a 15 anni, beatificato nel 2020 nel giorno della festa di Comboni diceva che la tristezza è lo sguardo rivolto in basso su sé stessi, basta rivolgere lo sguardo rivolto in alto a Dio ed è la gioia.
Non sarà la sicurezza economica dell’istituto a render il comboniano più gioioso e sereno ma quando la nostra miserabile vita noi la condurremo tuttavia nella fiducia in colui che ci ha salvati e a cui abbiamo consacrato la nostra vita. Se un superiore, anche con cattive intenzioni, m’invia là dove non voglio andare; se non ci vado troverò tutte le ragioni del mondo per giustificarmi davanti agli uomini, ma non davanti a Dio. Se obbedisco divento un vero discepolo di Gesù e troverò che mi aspetta là con abbondanza di grazie. Sono chiamato a pensare secondo Dio e non alla maniera umana. Cf Col3,2)
Sono così ancora chiamato a seguire Gesù che mi riempirà di grazie. Ha portato le nostre piaghe per guarirle e tutti gli avvenimenti di morte Egli li trasforma in occasione di vita.
Davanti al tradimento di giuda risponde con gesti d’amore: prepara il banchetto d’amore; manifesta la sua sofferenza per questo tradimento e la condivide con coloro che ama, e dona al traditore il boccone della predilezione, che sappia che sarà sempre amato. Anche quando il traditore lo indica e lo consegna ai nemici con il falso gesto d’amore, Gesù l’accoglie con vero amore per far comprendere al traditore che lo ama, anche malgrado la falsità manifesta egli lo ama veramente e continuerà ad amarlo.
Durante la passione a tale fiducia in Abbà, da moltiplicare i gesti di amore: alla violenza della guardia Gesù risponde con «rispetto e amore» e gli parla al cuore; prega Abbà a perdonare a chi lo insulta sulla croce; al ladrone pentito assicura il paradiso. C’è in lui una sicurezza incrollabile che si poggia sulla fiducia illimitata ad Abbà.
Noi possiamo chiederci se la tragica situazione del Congo suscita in noi un più grande impegno di lavorare per la pace e la giustizia per il bene dei nostri fratelli e sorelle, o semplicemente una rabbia accanita contro questi fratelli che ci fanno del male.
Vorrei concludere con una esortazione per noi, in due punti:
Primo. Alla gioia e all’obbedienza fiduciosa: dobbiamo essere convinti che Abbà conduce la nostra vita con Sapienza e Amore; che la nostra vita è nelle sue mani e non ci abbandonerà mai ; qualunque sia il luogo dove Dio mi manda egli sarà la ad accogliermi e riempirmi delle sue consolazioni.
Secondo. Poiché Gesù anche noi siamo chiamati a trasformare ogni situazione di sofferenza e di morte in Speranza e Resurrezione.
Con lo Spirito che Gesù ci manda dal Padre noi possiamo compiere ogni compito che il Signore ci affida, con Sapienza e Amore.
Ecco perché ora noi dobbiamo «(2Pensare alle cose di Lassù) cioè Pensare le realtà secondo Dio (e non quelle della terra) e non secondo la maniera umana».