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Scritto da p. Tommaso Pio Fatone | Categoria: A proposito di Noi  |  Pubblicato il 26/08/2024

Tutto parte da un incontro, che diventa annuncio, che cambia l'indirizzo della vita, che cambia la vita di Maria (cfr. Lc 1,26-38), e che ha cambiato la mia vita, quando circa quarant’anni fa don Carlo mi rivelò di vedere in me una vocazione. Quel momento l'ho sempre pensato come la mia “annunciazione”.

Anche don Domenico ebbe l'incontro che gli cambiò la vita, quello con Padre Pio quel 22 agosto di 81 anni fa, quando ancora seminarista, appena uscito da una grave forma di esaurimento, si senti dire a proposito di certe rivelazioni che ebbe qualche tempo prima: “È volontà di Dio! … mettiti all’opera!". Poi infatti realizzerà col tempo - come sappiamo -, non senza l'aiuto del santo cappuccino, l’Opera al servizio della Divina Misericordia.

Ecco, è proprio della misericordia di Dio che voglio parlarvi, perché tutto è Misericordia: Dio, la vita, l'amore! La Misericordia è la vera legge di tutta la Creazione, iscritta in ogni sua particella. Per misericordia dei genitori mi hanno concepito, una madre mi ha portato in grembo e messo alla luce; per misericordia amato, per misericordia ritrovato e persino chiamato.

Se penso che il Signore ha chiamato me, allora mi risuonano come dette proprio a me quelle parole che si sentì dire san Paolo: "Ti basta la mia grazia: è nella debolezza che manifesto la mia forza" (2 Cor 12) ; oppure quelle che ascoltò il profeta Zaccaria: "...  non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito" (Zc 4,6).

Il problema è che per capirlo non basta forse una vita. Ci scontriamo sempre con il nostro orgoglio. Il Signore, però, che è giusto e misericordioso, permette le nostre cadute, le tribolazioni, le crisi affinché, come è stato per Paolo, nemmeno noi cadiamo vittime della superbia.

Venticinque anni già sono passati da quella celebrazione, di cui ricordo quasi niente (chissà, forse perché non è tanto il rito che bisogna ricordare, ma come esso si esprime nella vita di ciascuno di noi), se non quello che mi accadde lungo la processione finale, quando, felice ed emozionato, incontrai lo sguardo di Salvatore, che nel frattempo era salito sulla panca per vedermi passare. Su quel volto compiaciuto, lessi piuttosto la ricerca di tanti fratelli e sorelle, al servizio dei quali ero stato appena consacrato, la ricerca del volto di un Dio misericordioso. 

Forse quel Salvatore non si chiamava così per caso! Cos'è, infatti - non finirò mai di capirlo in profondità - il ministero presbiterale - così misterioso e tremendo, tanto che Padre Pio stesso confessava che, se l'avesse saputo prima, si sarebbe piuttosto rifugiato nella tebaide - se non l'es-sere con le proprie mani benedicenti, con i propri piedi di chi porta il messaggio di salvezza (cfr. Is 52,7-10), con il proprio cuore ripieno dell'amore di Dio, insomma con tutto se stessi, compresi i limiti e le fragilità - lo strumento non tanto di un Dio onnipotente, ma di un Dio che si è fatto debole per salvare le sue creature? Egli è quel Dio che arriva alla follia di lasciare le novantanove pecorelle nel deserto per mettersi a cercare quella sola che si è smarrita (cfr. 18,12-14)! Un Dio folle, dunque, che ama i folli, cioè coloro che per suo amore e per amore del suo popolo sono disposti a fare follie. Il problema è che alle volte, nel cercare di essere folli per Dio, si rischia di fermarsi a metà strada e quindi di rimanere folli e basta, cioè sale che non dà sapore (cfr. Mt 5,16)!

Avevo paura perciò di questo traguardo, perché - mi dicevo - cosa dovrò dire? Di quali titoli vantarmi? Almeno quel san Paolo poteva vantarsi di tutte le sue peripezie e persecuzioni, dei fre-quenti digiuni e delle veglie senza numero ... (cfr. 2Cor11,24-27), ... Perché queste sue "debolezze" erano infondo piuttosto dei meriti di fronte a Dio! Le mie no, però! Allora, Signore, accetta l'offerta di questo cuore contrito e umiliato, tu che questo preferisci a sacrifici e offerte (Cfr. Eb 10,5-10 e Is 66,2). Davanti a te, o Signore, anche un bicchiere d'acqua dato o ad uno dei tuoi piccoli non resterà senza ricompensa (cfr. Mt 10,37-42) . Per te, che hai detto "Venite a me, voi tutti che siete affaticati oppressi e io vi darò ristoro" (cfr. Mt 11,28-30), conta forse più una piccola opera di misericordia, come un sorriso strappato a un infelice, che tante opere realizzate senza carità (cfr. 1Cor 13,1-3). Ecco di questo forse oserei vantarmi: di queste piccole cose. Infondo, mi dico per consolarmi, anche questa è la piccola via!

Che io, allora, possa ricordarmi sempre di quel volto sorridente, che quel pomeriggio di 25 anni fa mi insegnò questa piccola via dove cantare:

"Lodate il Signore perché è buono, perché eterna e la sua misericordia" (Sal 135,1)  

Amen.

 

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