Scritto da p. Eddie M. Fuentes | Categoria: Formazione | Pubblicato il 12/11/2024
Crediamo che non ci può essere vero incontro relazionale e personale che apra ad una comunione con il Tu relazionale della Parola di Dio, che non nasca, cresca e si consolidi nel silenzio, e nell’essere silenzio profondo.
Ogni incontro relazionale profondo e personale, che costituisce l’essenza della preghiera, nasce dalla capacità dell’uomo, maschio e femmina, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-28), di diventare ed essere silenzio ed ascolto discernente il passaggio di Dio, Amore Amante Amato. Lo vediamo in Gesù che nel vangelo di Marco 1, 35 dice : “ Al mattino si alzo’ quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritiro’ in un luogo deserto e la’ pregava”. Come celebriamo il terzo anniversario della morte del nostro fondatore Don Domenico Labellarte, da ricordare anche l’abitudine da lui come si alzava presto a pregare e leggere le notizie della Chiesa.
Ogni momento di incontro con il Signore e la Sua Parola relazionale e feconda è un tempo forte, un periodo che deve creare in ogni esperienza credente, e farle vivere, una sempre più profonda e matura conoscenza della Persona di Gesù.
Cristo, Parola e Verbo eterno del Padre, deve vivere in ciascuno, così che risulti, in questo lento e graduale cammino di cristificazione, l’«uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,24). È necessario allora entrare in un clima che crei e generi nel credente in relazione con il Tu relazionale della Parola l’essere silenzio, per permettere alla Parola stessa di farsi carne nella totalità ed integralità dell’essere del credente, che la accoglie e la incarna. È necessario sperimentare e diventare un silenzio amante, adorante, fecondo, creativo: un silenzio eloquente, cosicché il credente, nella sua esperienza di ascolto unitivo, divenga sempre più un silenzio di essenzialità e di libertà per permettere alla Parola di mettere le tende dentro di lui (cf. Gv 1,14) e per essere trovato in Lui, nella logica sublime e feconda dell’invito del Salmo 37,3: «Sta’ in silenzio e spera in lui» in una quiete totale, in una ricettività pura, in un totale far spazio al Tu relazionale della Parola, che diviene stato di resa amante e totale e profondo disarmo interiore.
Insomma, è necessario che si desideri di vivere ed essere in silenzio in un abbandono confidente e semplice, e non semplicemente stare in silenzio o addirittura fare silenzio. Il credente deve chiedere al Signore di divenire questo silenzio creativo nelle risonanze della propria mente, della propria volontà e del proprio cuore per creare dentro di ciascuno «l’uomo spirituale che ha il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16) perché si fa circoncidere il cuore nella meditazione della Parola «spada a doppio taglio» (cf. Eb 4,12-13), consapevole con Paolo che «la fede dipende dall’ascolto e l’ascolto dipende dalla Parola» (Rm 10,17), ed aprendosi agli spazi infiniti dell’Amore lo aiuta a «mettere ordine nella propria vita» e a scegliere ed eleggere il “più dell’amore”: il frammento nuovo della volontà personale di Dio di cui rivestirsi.
Perciò, nel silenzio personale cresciamo in una “libertà libera, liberata e liberante” per arrivare a vivere di una “cristificazione cristificata e cristificante. Più sono cristificato, sono cristificante e più conosco mi stesso. Più sono libero, sono libertà libera, liberata e liberante che mi porta anche a conoscere me stesso. Liberarmi dall’io attuale e tutto ciò che è idolatrico ( cf.1 Cor 2, 14) per diventare una nuova creatura (cf. 2 Cor 5, 17) per essere sempre pronto alla novità di Dio e per poter giungere alla pienezza e piena maturità di Cristo (cf. Ef 4, 13).