Scritto da Mara De Filippis | Categoria: Formazione
Nel gennaio 2017, in preparazione al Sinodo dei Giovani che si sarebbe celebrato nel 2018, Papa Francesco ha indirizzato una lettera ai giovani di tutto il mondo, nel cui finale così si esprimeva: “Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità”. A queste intuizioni, aggiungeva una citazione di san Benedetto da Norcia che nella Regola sottolinea: “Spesso è proprio al giovane che il Signore rivela la soluzione migliore” (Regola di S. Benedetto III, 3).
In questo passo c’è, in sintesi, la finalità della pastorale giovanile: da un lato, i giovani rappresentano il futuro; un mondo migliore si costruisce grazie al loro entusiasmo e al loro modo d’intendere la realtà, pur se disordinato e disorganizzato. Dall’altro, c’è una motivazione più teologica: spesso, proprio al giovane, il Signore rivela la soluzione più conveniente. Nel suo grido, nel suo sogno, egli custodisce la voce del Signore, che per noi diventa un appello.
Quando nel Progetto capitolare degli Apostoli di Gesù Crocifissosi parla di conversione alla pastorale giovanile, è da intendersi che a cambiare dobbiamo essere noi stessi, il nostro modo di leggere la realtà, di vivere la Chiesa, d’intendere il nostro rapporto col Signore, di costruire le strade per l’evangelizzazione. Ciò richiede coraggio: lasciare qualcosa di abitudinario ed osare strade nuove! Nel documento finale prodotto dal Sinodo, si arriva a dire che la vita dei giovani è un luogo teologico, ossia che Dio parla attraverso di loro, la sua Parola giunge a noi anche tramite la mediazione dei più piccoli. Pensiamo al brano biblico in cui Daniele salva Susanna dalla lapidazione: il popolo riconosce che a questo ragazzino, Dio ha concesso le prerogative dell’anzianità!
Una conversione di fondo, quindi, consiste in un cambio di mentalità: più che fare cose per i giovani o ai giovani, bisognerebbe fare qualcosa con loro! Si organizzano quasi sempre attività per quelli che ruotano nelle comunità, dimenticandoci che i ragazzi si trovano dovunque, tranne che nelle parrocchie. Li possiamo incontrare nelle università, nei luoghi di lavoro, di divertimento, a scuola, ma in questi posti facciamo fatica ad essere presenti. Con una sintesi un po’ forzata, possiamo ammettere che il futuro della pastorale vocazionale, almeno in Italia, è nella scuola!
Un altro passo da considerare è il n.16 del documento finale del Sinodo. Lì, i padri sinodali intendono qualificare vocazionalmente la pastorale giovanile. Noi l’associamo alla pastorale vocazionale, ma tutte le età della vita, tutte le condizioni, nelle quali ci ritroviamo a vivere, contengono un appello e sono dunque vocazionalmente caratterizzate. Tutto è una chiamata ad una pienezza di vita. La nostra esistenza acquista senso quando è orientata, quando viene accompagnata, affinché diventi un dono. La parola accompagnamento è fondamentale nella p.g. Papa Francesco riconosce l’importanza delle “Giornate mondiali della gioventù”, grande intuizione profetica di San Giovanni Paolo II, ma sottolinea che esse vanno affiancate anche da raduni nazionali e diocesani. Inoltre, questi ultimi dovrebbero rimandare ad un cammino ordinario e costante dei giovani, nelle proprie comunità. La p.g. di oggi non richiede più solo incontri o appuntamenti, ma piena condivisione di vita, di tempo e di spazio con i giovani. Non ci si deve limitare ai soli incontri serali, che parlano alla testa, dove la formazione ha solo un profilo contenutistico. Una pastorale così impostata non ha futuro! Dal 2018 in poi, in Puglia, sono nate alcune esperienze, dove si condivide con i ragazzi la vita quotidiana, il tempo, lo spazio, le loro attività, provando a rileggere i loro sogni e domande, a volte forti e provocanti, alla luce della Parola di Dio, pregata e meditata, aiutandosi nella condivisione e nella narrazione della propria vita. Alcune diocesi stanno provando a riconvertire le sedi dei seminari minori, sempre più vuoti, aprendole all’accoglienza dei ragazzi delle scuole superiori, per alcune settimane al mese, affinché possano studiare insieme, interrogarsi, pregare e fare comunione; riproponendo, così, in chiave moderna, ciò che ha reso i discepoli del Signore una comunità: partiti come gruppo, sono diventati Chiesa.
(tratto dagli incontri formativi per gli Apostoli di Gesù Crocifisso sulla pastorale giovanile e vocazionale)
Relatore: don Quintino Venneri, rettore della comunità del Propedeutico di Molfetta e direttore dell’Ufficio Regionale per le Vocazioni.
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