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Scritto da p. Eddie Maria Fuentes | Categoria: Formazione

Vorrei condividere una piccola sintesi riguardo al tema “Interculturalità: una necessità nella formazione sacerdotale e religiosa” esposto nella nostra Università da uno dei nostri professori, R. P. Méthode Gahungu da Burundi, e che ha costituito un momento di profondo arricchimento e di riscontro per il modo in cui la nostra società vive un tema che non è più soltanto un concetto da scoprire ma un valore da sviluppare nella vita comunitaria in generale e nella formazione in particolare.

L'interculturalità fa riferimento al modo in cui due o più culture dialogano tra loro o, meglio ancora, all' insieme di pratiche e fenomeni che cercano di creare un ricco scambio fra differenti culture.

In questa piccola sintesi, vorrei attenzionare alcune delle risorse, pratiche e sfide che le società e comunità multiculturali hanno adottato per crescere nell’interculturalità.

Il multiculturalismo si è sviluppato con il fenomeno della globalizzazione: l’abbattimento delle barriere doganali e la delocalizzazione delle produzioni ha favorito notevolmente la libera circolazione dei beni, dei servizi e delle persone in tutto il mondo. Questo fenomeno ha coinvolto anche il campo delle comunicazioni, infatti la diffusione di internet in ogni parte del pianeta ha permesso la comunicazione tra i diversi continenti. 

Vi sono, però, anche degli aspetti problematici: nelle società multiculturali si avverte uno scarso legame sociale tra i diversi individui, a causa della profonda indifferenza e solitudine che tante volte deriva dall' uso improprio di tali mezzi di comunicazioni.

Nelle comunità religiose si assiste, invece, al fenomeno dell’inculturazione e del carisma: i nuovi membri rileggono l’identità delle congregazioni alla luce delle culture da cui provengono.

Un processo, però, non sempre facile e che tante volte fatica a superare la diversità intergenerazionale: i membri anziani faticano a comprendere i nuovi religiosi provenienti da altre culture. Queste difficoltà possono sfociare nella formazione di gruppi chiusi e di clan opposti.

Pratiche per crescere nell’interculturalità.

 

L’interculturalità non propone solo l’integrazione di persone provenienti da altre realtà, ma di favorire anche lo scambio reciproco fra i gruppi differenti. In questo caso, le culture sono arricchite dai doni e valori ricevuti dalle altre. Questo modello realizza la spiritualità della comunione (fraternità) proposta in Novo Millennio Ineunte (43-46) e il dialogo della salvezza indicato in Ecclesiam Suam. 

Nel primo documento, Giovanni Paolo II invita i cristiani a riscoprire il dialogo

nelle comunità, osservando che l’altro non è per me un estraneo, ma è parte del corpo della chiesa, di cui io sono parte. Per questo motivo è importante indicare i lati positivi dell’altro, prima di quelli negativi. Nella terza parte di Ecclesiam Suam , invece, Paolo VI ci ricorda che il dialogo si deve modellare su quel colloquio salvifico fra Dio e l’uomo, che si è compiuto nell’incarnazione. 

Ecco, dunque, le principali caratteristiche per la ricerca e costruzione del dialogo interculturale: la chiarezza, la mitezza, l’amorevolezza, la fiducia e la prudenza. Inoltre, tener conto del livello di comprensione dell’altro e non cercare di annullarlo. 

A questa proposta, è importante ricordare che nel modello interculturale ci si deve esercitare all’arte dell’ascolto.

Quindi, la formazione non si limita a cercare la comprensione intellettuale dei concetti, ma intende aiutare il candidato ad acquisire una competenza concreta. A questo proposito, una pratica molto utile è la pedagogia narrativa: nelle comunità multiculturali occorre creare  dei momenti per condividere la propria storia di vita e della propria cultura. 

Si può, inoltre, scegliere il metodo del dono, attraverso il quale le persone si scambiano regali provenienti dalle diverse culture. E, un’altra pratica da ricordare è quella della restituzione, in cui le persone cercano di trovare i valori

che accomunano le diverse culture per riconoscere nell’altro una parte della propria identità. E anche san Paolo dice: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo...Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12, 12-31).

Editoriale

  • 2024-10-18 Preghiera, raccolta e Animazione missionaria
    Preghiera, raccolta e Animazione missionaria

     

    Il primo ottobre festa di Santa Teresa di Lisieux è anche l’inizio del mese missionario: Ottobre missionario, mese durante il quale, in modo particolare, vengono prese delle iniziative di preghiera, raccolte di fondi e tutto ciò che può servire alle missioni; in più, è il mese dedicato in modo speciale all’animazione missionaria che consiste nel sensibilizzare le comunità cristiane alla realtà della missione, soprattutto quella ad gentes.

    Santa Teresa, suora di clausura diventata patrona delle missioni nel 1927, vibrava dell’amore di Gesù Cristo e il suo più grande sogno era quello di diventare missionaria in tutte le realtà della Chiesa e in tutte le parti del mondo. Ascoltiamola:

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