Scritto da p. Michele M. Momoli | Categoria: Formazione | Pubblicato il 12/11/2024
Mons. Bizzeti chiarito il suo modo di intendere la vocazione sviluppa un ulteriore passaggio: la vocazione intesa come relazione, come rapporto con gli altri, “il guardarsi attorno”: di cosa hanno bisogno le persone che ti stanno attorno, cosa ha di bisogno la Chiesa? La vocazione si costruisce dentro un network di relazioni altrimenti è una cosa un po’ inventata. Allora la vocazione è una storia che costruisco insieme al Signore e insieme agli altri. Allora la vocazione è risposta ad una chiamata di Dio e degli uomini e donne del nostro tempo. Mons. Bizzeti parlando della sua vocazione (Papa Francesco l’ha chiamato a 68 anni a fare il vescovo in Turchia) sottolinea il fatto che essa necessiti di essere re-interpretata continuamente. Il quel contesto della chiamata del Papa, pur essendo già molto impegnato, ha riconosciuto un urgenza, una necessità della Chiesa, c’erano persone che da 5 anni aspettavano un vescovo dopo il martirio di mons. Padovese.
Scritto da Br. Rodelio I. Mapula | Categoria: Formazione | Pubblicato il 06/11/2024
“Thank you for being visible for us.” These were the words I received from a young college boy who approached me and was so delighted to see me in my complete religious habit with the crucifix. While walking to the cathedral, he unexpectedly stopped, struck up a conversation, and even asked for my blessing. He remarked that, particularly in such an urbanized city as Davao (Philippines), it is extremely uncommon for a male religious to dress in a complete religious garb. That was indeed moving and encouraging! Those who recognize the true nature of the religious vocation regard it as a gift. However, it appears antiquated and outmoded to individuals who lack understanding of what religious life entails. The question of how important it is to maintain our consecration visible to the public arises in light of both perspectives on this distinct tradition of religious life. Given the declining status of the religious habit since Vatican II, it is crucial to examine its history and significance. Even though it had diminished due in part to significant cultural changes in the Church and society, the religious habit had remained a constant in the lives of Catholic religious.
Scritto da p. Lorenzo Farronato MCCJ | Categoria: Cultura | Pubblicato il 31/10/2024
Anita è una giovane e brava mamma con una bella squadra di figli e un buon marito o compagno, che dir si voglia. La loro vita non è certo tenera e di problemi ne hanno fin troppi. Stupisce e che, nonostante tutto, tutti affrontino la realtà con serenità con fiducia e con il sorriso, dandoci lezione su come vivere confidando in Dio Padre. Benché conosca “come se la passano” ho chiesto ad Anita di raccontarmi qualcosa.
Mi chiamo Anita, ho trentacinque anni e vengo da Alegu che come sai è a trenta chilometri da Isiro. Sono figlia unica e fino all’adolescenza, vivevo con la mamma, che era stata abbandonata da mio padre, che è andato per i fatti suoi e che, da quanto so, è morto. Probabilmente ha avuto un’altra donna. Mia mamma mi mandò qui a Isiro, accolta dagli zii perché potessi studiare.
Dove abitavi a Isiro?
Abitavo qui nella parrocchia di Sant’Anna dalla “mamà leki” la sorella minore della mamma. Qui incontrai Kembo (che significa Gloria ed un è nome maschile), la cui famiglia era originaria di Alegu. Iniziammo a frequentarci e ci mettemmo assieme con l’accordo di mia mamma che mi raccomandò di essergli sempre fedele, cosa che osservai come testamento della mamma che morì proprio in quei mesi. Anche due zii morirono nello stesso periodo.
Scritto da Marianna Bandinu | Categoria: Bibbia | Pubblicato il 28/10/2024
“Il Signore mi mostrò due canestri di fichi
posti davanti al Tempio del Signore…
Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l'altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare”.
(Geremia 24,1-2)
L’attività profetica del giovane Geremia si svolge in un periodo piuttosto drammatico della storia del Regno di Giuda. Gerusalemme viene data alle fiamme con il Tempio e il palazzo reale, le sue mura vengono completamente distrutte, e gli abitanti deportati. Assistiamo al passaggio dal dominio della potenza Assira a quella Babilonese. Lo scandalo per la fede d’Israele è grande: la città di Davide è rasa al suolo, il Tempio non è più abitato dal Dio di YHWH, e il popolo viene deportato in un lungo esilio. E’ in questo contesto che Dio chiama Geremia ad annunciare al popolo la fine, ma anche il proseguo della storia d’Israele con il ritorno degli esiliati nella Terra.
Nella letteratura profetica, Dio annuncia il suo messaggio non solo attraverso la parola, ma ad essa, affianca anche numerose immagini e visioni, attraverso cui è dato di scorgere qualcosa del piano del Signore sulla realtà. Proprio in quanto «veggente», al profeta è concesso di vedere aspetti della vita ignorati o misconosciuti dai più: egli vede l’ingiustizia nascosta, ma al tempo stesso la salvezza che Dio prepara oltre le tragedie e le sofferenze della storia. Il profeta è l’occhio di Dio nella storia.