Scritto da Giovanni e Laura Lentini. | Categoria: Formazione | Pubblicato il 09/01/2025
Il fuoco ha un potere magnetico: lo guarderesti per ore. Sempre diverso e quindi bello in modo sorprendente. Ne subì il fascino Mosè, nel deserto. Che brutta fine aveva fatto: lui, il Principe dell’Egitto, ‘salvato dalle acque’, per adozione illustre era destinato a comandare il popolo più colto dell’antichità. Il suo sangue ebreo lo aveva portato, però, a compiere un gesto inconsulto contro un aguzzino egiziano e, così, era scappato, aveva rinunciato al suo lignaggio e, con esso, al suo futuro mirabile. Reietto, aveva sposato la figlia di un sacerdote/mandriano e aveva finito per fare il pastore alle dipendenze del suocero. Ci pensate? A pascolare pecore ai comandi del suocero! Ma Mosè aveva il bagaglio culturale più raffinato del tempo e l’indole del ricercatore: umiltà (l’aveva fatta grossa e lo sapeva), conoscenza (fisica e chimica al massimo livello), curiosità (la molla del sapere). E il disegno divino gli pone sotto gli occhi un’osservazione ‘casuale’: un fuoco che non consuma. La capacità di osservazione (ma guarda…) e lo spirito critico (non può essere, fammi andare a vedere) e da lì la salvezza del suo popolo e nostra.
A parte il fascino, uno dei principali scopi del fuoco è illuminare (Martina, 21 anni, studente universitaria in CTF): “illuminare la notte, il buio. In modo pratico e simbolico (alla ‘notte dell’anima’ si contrappone la luce della conoscenza e della presenza divina).
Scritto da C. Myriam Maglienti. | Categoria: Cultura | Pubblicato il 02/01/2025
“Quello che nessuno ha mai vissuto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano” (Corinzi 2,9)
Interrogarsi sul futuro definitivo che attende ciascuno di noi dà senso pieno all’esistenza, poiché orienta il progetto di vita verso orizzonti non limitati e passeggeri, ma ampi e profondi che portano ad amare l’ignoto.
Cosa c’è dopo la vita terrena? Parlare di vita eterna significa toccare un punto cruciale del vivere cristiano, il desiderio di vivere una qualità di vita vicino a Dio: in paradiso.
L’immortalità, la vita ultraterrena, l’ascesa al cielo, la dimora paradisiaca, la morte …
Era questo a cui Serena si stava preparando, l’ingresso verso un’altra casa alla quale lei sembrava essere pronta, conoscitrice dei chiarori di quel Regno e piccola amica del padrone di casa.
Scritto da p.Tommaso Pio Fatone | Categoria: A proposito di noi | Pubblicato il 25/12/2024
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2,14). Tra pochi giorni la cristianità festeggerà il Natale del Salvatore. L’anno sta per finire e i motivi di tristezza e angoscia come sempre non man-cano, anzi si fanno sempre più inquietanti. Ma questa festa ci rinnova sentimenti di speranza nei no-stri cuori e ci ridona il sorriso gioioso nei nostri volti, tanto più che sarà la speranza il tema che ca-ratterizzerà l’anno giubilare che papa Francesco inaugurerà proprio la notte di Natale.
La solennità natalizia, seconda per importanza solo alla Pasqua, al pari di questa è la festa più sentita e amata da noi cristiani. Essa possiede anche un’importanza universale. Pensiamo al fatto che gli anni del calendario si calcolano in tutto il mondo dall’anno di nascita del Cristo, e al fascino e alla commozione che il presepe continua a suscitare anche tra i non cristiani.
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Ma quando la Chiesa ha cominciato a celebrare il Natale del Signore? La maggior parte degli studiosi afferma che la scelta del giorno sia avvenuta per eliminare ogni residuo di paganesimo, sostituendo così una festa cristiana a quella pagana del sol invictus, che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre dopo il solstizio d’inverno.
Verso l’anno 336 abbiamo notizia di una festa del Natale a Roma celebrata il 25 dicembre. Pressappoco nello stesso periodo veniamo a sapere da s. Agostino che anche in Africa si celebrava il Natale nello stesso giorno. La distinzione con la festa dell’Epifania avverrà poi tra la fine del IV sec. e l’inizio del V.
Scritto da Gabriella Licata | Categoria: Cultura | Pubblicato il 18/12/2024
La RADICE della parola RELAZIONE è ebraica, "BERIT", che indica il LEGAME SACRO, l'ALLEANZA.
Tutto ebbe inizio quando il Padre CREO' l' infinito dal quale germogliò l'uomo e con il quale stipulò patti e alleanze. In quello stesso istante ecco che prende forma la RELAZIONE fra umano e divino, relazione espressa e richiesta magistralmente dal più grande fra tutti i comandamenti: "AMERAI IL SIGNORE TUO DIO, SOPRA OGNI COSA, CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA ANIMA ,CON TUTTA LA TUA MENTE, CON TUTTO TE STESSO, PER AMARVI GLI UNI GLI ALTRI, COME IO HO AMATO VOI". Tutto è connesso, umano e non, e quello che consideriamo " non umano " genera RELAZIONE attraverso il TOCCO . Questo diviene umano e acquista VITA. Già il toccare genera relazione. Il tocco è uno dei cinque sensi: toccare per sentire, conoscere e descrivere .Tutto ciò che LUCE TOCCA acquista vita; questa è già RELAZIONE. Nell'attimo in cui consentiamo al CIELO di entrare nel nostro CUORE si instaura la relazione, ecco il tocco della VERA LUCE, la vita riacquista la sua umana sembianza. Rinata la relazione con DIO PADRE, a sua volta rinasce la relazione fra gli uomini; così in tutte le COSE e in tutte le CASE.